Il Cristo Parresiasta. Commento alle letture del giorno – 3 marzo 2024. Liliane Tami

Prima lettura -Dal libro dell’Èsodo
Es 20,1-17

Seconda lettura – Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 1,22-25

Vangelo del giorno: Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 2,13-25

Meglio stolti in cristo che ignavi:  Le letture di oggi sul coraggio di dire il vero (Parresia)

Parresia è una parola che deriva dal greco ed è composta da Pan ( tutto) e Rhema ( Parola):  indica la libertà di parola, la facoltà di dire cose giuste in modo onesto e franco. Nell’antica Grecia la figura del parresiasta, ovvero l’uomo che in virtù della sua saggezza osava proclamare il vero sfidando le autorità, era molto apprezzata…sebbene sovente finisse poi ucciso e incompreso per ciò. Proprio come Socrate che è stato aizzato al suicidio perché denunciava coloro che traviavano i giovani con false dottrine, il Parresiasta è, filosoficamente, l’opposto dell’ignavo, che invece di fronte alle ingiustizie tace ed è disposto a cambiare pure bandiera politica o religione per il “quieto vivere”. Dante, costoro, li sbatte nell’inferno a correre su un mucchio di vermi voraci mentre inseguono bandierine al vento.

Ignavi , costretti a rincorrere bandierine all’inferno facendosi mangiare dai vermi

Ebbene sì: Dio è il parresiasta per eccellenza. Egli, nella prima lettura, si manifesta al popolo d’Israele dandogli non chissà quale gran segreto iniziatico, bensì dieci semplicissime regolette valide anche per educare i bambini.  Dio, parlando a Mosè sul Sinai, mostra in questo modo di non essere né un sofista, che produce lunghi discorsi cavillosi e complessi, né un ignavo, che dice cose neutre per non urtare la sensibilità di chi la pensa in modo diverso e venera il vitello d’oro. Il Signore si esprime con chiarezza, semplicità e franchezza: Egli, così grande e potente, ha dato degli insegnamenti così semplici che potremmo anche quasi definire “ovvi”, come il non rubare e il non uccidere.

Queste ovvietà però non sono scontate per tutti: nell’antica Grecia, infatti, i bambini deboli venivano esposti alle intemperie e lasciati morire e i romani si divertivano guardando i gladiatori ammazzarsi nelle arene. Per questi popoli, come i vichinghi o certe dittature del 1900, la violenza, il saccheggio e i massacri erano cose normali perché filosoficamente legittimate dalla legge del più forte. I Greci, che vedevano nell’intelletto e nella forza delle grandi virtù e per cui l’onore e la gloria erano valori importantissimi, non potevano che disprezzare un Dio buono che si è lasciato, con mansuetudine, uccidere come una vittima sacrificale.

San Paolo, che predicava ai pagani di Corinto, città ellenica nota per la sua promiscuità,  coi templi dedicati ad Afrodite pieni di prostitute sacre, sapeva bene che la morale cristiana sarebbe stata derisa. Egli, grande predicatore e parresiasta capace di dire il vero, ammonì i sui discepolo dicendo loro, appunto, che per la loro visione sarebbero stati trattati da stolti. Gesù, infatti, non ha riempito né le librerie con sofisticati rotoli contenenti segreti iniziatici ( concetto che tanto affascina ancor oggi esoteristi, massoni e gnostici di vario tipo) né ha promesso la salvezza grazie all’intelletto: ha, semplicemente, parlato attraverso semplici parabole comprensibili anche ai bambini e ha dimostrato, con la sua vita, che è possibile per ogni uomo amare il prossimo e perdonare sino alle estreme conseguenze.

Socrate che declama il vero. Egli fu un parresiasta

Dalla parresìa, ossia il coraggio di affermare con chiarezza il vero, il passo verso all’accusa di follia- tanto cara ad Erasmo da Rotterdam- il passo  è breve: un Gesù che armato di frusta va nel tempio a rovesciare i banchi di coloro che lucrano nella casa di Dio, profanandola con merci inutili, non può che essere, agli occhi degli ignavi e degli ipocriti, un folle, uno stolto. Nella tradizione ortodossa, come ci insegna il principe idiota di Dostoevskii, che amava il prossimo in modo assurdo e scriteriato, la millenaria dei figura dei folli in cristo, ossia mistici che a causa del loro stravagante amare cristo sfidando ogni convenzione sociale, è ancora piuttosto apprezzata. Un libro molto bello per approfondire questo tema dal punto di vista cattolico,  è stato scritto da Lisa Cremaschi, monaca del monastero di Bose, e si intitola FOLLIA D’AMORE – I folli in Cristo d’oriente e d’occidente. Questa lettura, che trae linfa dai padri della chiesa, ci aiuta a comprendere che è meglio essere accusati di stoltezza e follia piuttosto che tacere come codardi ed ignavi davanti alle ingiustizie nel mondo. Ancora oggi le persone venerano il vitello d’oro ( Il dio denaro) e i giovani vengono avvelenati con libri e teorie completamente estranei agli insegnamenti di Cristo: di fronte a ciò, quante volte noi abbiamo il coraggio di essere Folli e Santi, alzare la frusta e dire l vero? La Nostra casa è la chiesa: Abbiamo noi zelo nel difenderla o siamo solo ignavi codardi che timidamente rincorrono la bandierina più conveniente?

Liliane Tami

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